Stiamo vivendo questa Pasqua in tempo di pandemia con la difficoltà di incontrarci per esprimere la nostra gioia e vivere insieme il grande memoriale della Pasqua che raccoglie in uno tutta la Comunità.
La celebrazione di questa sesta domenica di Pasqua chiude lentamente questo triste periodo e ci proietta ad una graduale apertura di possibilità nuove.
Non si tratta semplicemente di ritornare, con le debite precauzioni, alle abituali celebrazioni, ma di vivere con rinnovato impegno il mistero della morte e risurrezione di Gesù che è la nostra Pasqua.
La liturgia, che in questo tempo pasquale ci ha guidati, prendendoci per mano, nella conoscenza del mistero di Cristo, oggi ci invita a dare con giubilo, cioè con straordinaria gioia, il grande annunzio: “Il Signore ha liberato il suo popolo”.
Pasqua è liberazione.
Ogni popolo fa festa nel ricordare il giorno in cui è stato liberato da una situazione di oppressione, ciascuno di noi fa festa con gli altri per uno scampato pericolo, in questi giorni abbiamo gioito per la liberazione di una ragazza presa in ostaggio da terroristi, godiamo per una guarigione.
La Chiesa, il popolo santo di Dio, fa festa e lo proclama con giubilo, per il dono della liberazione dal dominio del peccato e l’essere stata posta nella condizione della libertà dei figli del Dio altissimo.
Liberi, ma non abbandonati a noi stessi nel deserto della vita; liberi, ma non sbandati, senza guida, abbiamo Gesù, il Figlio di Dio, come Pastore, guida, difesa, sostegno e nutrimento.
Liberi in una situazione nuova, in un habitat nuovo, in una nuova dimora.
La libertà che la Pasqua del Signore ci ha conquistato consiste nello “stare” in Lui e nel Padre.
E’ questo nostro “stare” in Lui, “abitare” in Lui, e con Lui nel Padre, che ci fa vivere in una nuova dimensione: essere l’assemblea di coloro che “stanno” in Dio.
Così si identifica il nuovo popolo, la Chiesa, il popolo di coloro che si ritrovano nello “stare” in Dio, ed in cui si manifesta l’opera di Dio, l’opera dell’Amore. Quel popolo che, nato dal costato aperto di Cristo sulla croce, si nutre del suo corpo e sangue nel convito eucaristico ed è animato dal soffio dello Spirito Santo, promesso da Gesù prima di tornare al Padre: “ Lo Spirito della verità… Voi lo conoscete perché rimane presso di voi e sarà in Voi” (Gv 14, 17)
Vivere la Pasqua è entrare sempre più in questo grande mistero, lasciarsi avvolgere come siamo avvolti dall’aria che respiriamo per la nostra vita.
Nell’esperienza della Chiesa, come abbiamo ascoltato dagli Atti degli Apostoli, al dono della fede, con il battesimo, segue il dono dello Spirito con l’imposizione delle mani che ci conferma e sostiene nella testimonianza della speranza che è nei nostri cuori.
Quella testimonianza alla quale siamo richiamati ad essere sempre pronti, come ci ha ricordato S. Pietro, per rispondere a chiunque ci domandi ragione.
Rendere ragione della speranza è quindi, per ciascuno di noi, impegno sempre nuovo a testimoniare nelle opere, cioè nella vita di ogni giorno, il memoriale della Pasqua.
L’Eucaristia celebrata diventa così l’Eucaristia vissuta nella quotidianità.
Questo è vivere la Pasqua.
La Cresima che abbiamo ricevuto è il sacramento dello Spirito Santo che è venuto a stare in noi. Non chiude un percorso della vita cristiana, come spesso accade nell’esperienza delle nostre comunità cristiane, ma, la presenza in noi dello Spirito, apre nuovi orizzonti, nuovi percorsi, perché la grazia del battesimo, la nostra pasqua in Cristo Gesù, si estenda ed animi tutti gli ambiti della nostra vita e ci renda capaci di essere testimoni viventi dell’Amore.
Ci conceda il Signore di vivere in pienezza l’inestimabile tesoro della Pasqua: