Celebriamo la solennità dell’Ascensione del Signore, compimento del mistero di Cristo.

Gesù, il figlio di Dio, ha assunto la nostra natura umana, si è fatto uno di noi, eccetto il peccato, per strapparci proprio dal dominio del peccato; è morto per distruggere nella sua carne il documento della nostra condanna; è risorto da morte per darci una vita nuova, ci ha riaperto la porta della piena comunione con il Padre.

E’ tornato al Padre, portando con sé la nostra umanità salva e rinnovata, Un ritorno che non è distacco, non è orfanezza, ma pienezza di comunione e di vita.

Abbiamo sentito in questi giorni Gesù che sempre con più insistenza ci ha detto: “Vado al Padre e non mi vedrete più” ( Gv 16,10) … “Non vi lascerò orfani” (Gv 14,18)… “Io sono nel Padre mio voi in me ed io in voi” (Gv 14,20) … “Se uno mi ama osserverà la mia parola ed il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23) … “ Il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto” (Gv. 14,26).

Questa piena comunione di vita che si è stabilita con il battesimo, la nostra Pasqua con Gesù, costituisce il frutto più bello della Pasqua che celebriamo e viviamo ogni giorno. Una comunione che non è interrotta da alcuna distanza ma che viene alimentata dallo Spirito Santo che è in noi, dono del Padre che garantisce la continuità della presenza di Gesù in mezzo a noi: “Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.

Lo Spirito Santo agisce, opera nella nostra vita, come il soffio vitale anima questo nostro fragile corpo di carne. Senza respiro non possiamo vivere, senza lo Spirito Santo non possiamo vivere la novità della Pasqua.

Per tutto questo oggi la Chiesa è in festa, e, con questa gioiosa esultanza, apre il cuore alla speranza di cui è chiamata a rendere ragione al mondo.

Dalla vita in Cristo non si può non essere proiettati verso la nuova meta, la dimora in cui l’anima è pienamente appagata nel suo desiderio intramontabile: essere in Dio, godere della pienezza dell’Amore.

Guardare alla meta che ci attende non è sognare, ma mettersi in cammino, anche con fatica, per arrivare fino in cima. E’ quindi la speranza che diventa attesa operosa mentre si è in movimento. Ciò significa camminare ogni giorno nel faticoso impegno di crescita nell’amore.

Godere, nella preghiera, per l’incontro con Colui che è la fonte dell’Amore, Dio; operare nell’incontro con colui che è l’oggetto dell’amore di Dio, l’uomo.

Accogliere Dio che si rivela, che dialoga con noi nel suo Figlio Gesù. Il suo amore si manifesta nella nostra storia anche quando non siamo in grado di avvertirlo, anche nella tempesta della notte buia, quando tutto sembra essere avverso come la tempesta nella notte sul lago di Galilea.

Un amore che ci impegna nei rapporti nuovi tra di noi, anche quando ci è difficile uscire dai nostri egoismi, dai nostri interessi personali, dalle nostre indifferenze che ci dividono e non ci fanno riconoscere come fratelli da amare.

E’ necessario, come ci insegna Papa Francesco, tornare ancora alle periferie della nostra storia, nella nostra “Galilea degli stranieri”, dei poveri di quelli che non ci sono simpatici e nei quali non ci riconosciamo, dei malati, dei piccoli, degli sfiduciati, dei miseri che stanno nel cuore di  Dio, per incontrare Gesù.

Lì ci è dato appuntamento, come ai suoi discepoli, per incontrare il Risorto.

E’ il messaggio affidato dall’angelo alle donne la mattina di Pasqua

“Presto, andate a dire ai suoi discepoli: E’ risorto dai morti, ed ecco vi precede in Galilea. La lo vedrete” (Mt 28,7).

Oggi celebriamo la giornata della missione della Chiesa.

L’abbiamo sentito da Gesù stesso: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.

E’ necessario andare… annunciare… insegnare.

Andare, uscire, andare incontro…per annunziare il Vangelo, la bella notizia della libertà dei figli di Dio, la bella notizia dell’Amore; per insegnare, con la testimonianza della vita, ad osservare tutto ciò che Egli, il Signore Gesù, ci ha comandato.

E’ il compito della chiesa tutta, è il compito di ogni cristiano nella e con la Chiesa, è il nostro compito, la missione che ci ha affidato Gesù prima di tornare al Padre.