Tutta la liturgia di questa terza domenica di Pasqua è un canto ed un invito alla gioia per l’evento che stiamo vivendo: la Pasqua del Signore Gesù.
Una esperienza gioiosa che ha il suo fondamento nella fede: la tomba non conserva più un morto, ma risplende della luce del Risorto.
Un annunzio che è la dichiarazione della forza del peccato e della potenza di Dio: “ Voi l’avete crocifisso,… Dio lo ha risuscitato”.
E’ questo l’annunzio di Pietro con gli Undici; è l’annuncio della Chiesa nel tempo fino al ritorno del Signore Gesù.
La colpa ha provocato la morte, l’Amore ha distrutto la morte e la vita ha trionfato.
Noi, la Chiesa, siamo testimoni di questo evento.
L’esperienza dei discepoli di Emmaus, la sera di Pasqua, ci coinvolge e in maniera profonda segna il cammino della nostra vita, dalla nostra “Gerusalemme” alla nostra “Emmaus”.
Un cammino alla ricerca di ciò che può dare un senso alla vita, una fuga dalla quotidianità travolgente e dall’incertezza dei progetti, dalle deludenti aspettative.
La vita nella “Gerusalemme” degli uomini chini su se stessi, sui propri interessi, sulle proprie presunzioni, incapaci di accogliere l’imprevedibile, quella luce che viene a diradare la nebbia che oscura la vista, quel Dio che viene a stare con gli uomini.
E’ l’esperienza dei discepoli che conoscono i fatti, la cronaca del giorno, ciò che accade, ma sono incapaci di coglierne il vero senso ed i loro occhi sono impediti a riconoscere in chi “cammina accanto a loro” la presenza del Risorto.
E’ importante leggere la storia e la nostra storia personale, dentro il progetto “diverso” da noi, nel progetto di salvezza che non abbiamo costruito noi, ed è per questo che non lo comprendiamo. Il progetto che Dio stesso ha pensato per noi e, nel suo amore infinitamente misericordioso, l’ha portato a compimento nel Suo Figlio Gesù.
Chi altri può svelarci il senso vero del progetto di salvezza, se non Gesù stesso, colui che il Padre ha mandato per portarlo a compimento?
Questa è l’esperienza dei due discepoli che, mentre fanno il loro cammino con il cuore gonfio di tristezza, di paura e delusione, con la loro confusione ed incapacità di riconoscere il Crocifisso – Risorto, sentono il cuore ardere mentre lo stesso Gesù Risorto spiega loro le Scritture.
Questo è il cammino umile e fiducioso della Chiesa che attraverso l’annuncio delle Scritture ci conduce alla comprensione del mistero nascosto da secoli e che ora è rivelato in Cristo Gesù. (cfr Ef. 3,9-11). La comprensione delle Scritture alla luce del Cristo non è frutto di scienza umana, ma dono della fede. E’ Gesù l’interprete autentico del progetto del Padre.
Ma ancora il brano evangelico ci conduce ad un altro passaggio fondamentale per la nostra esperienza pasquale: Emmaus.
Se la conoscenza del mistero-progetto del Padre fa ardere il cuore, è l’incontro con Lui nella celebrazione eucaristica che apre gli occhi per riconoscere il Signore.
L’esperienza dell’Eucaristia, lo “spezzare il pane” in memoria del Cristo, l’attualizzare oggi il mistero dello “scambio” di Cristo con noi, il suo donarsi in cambio della nostra libertà fa aprire i nostri occhi per riconoscerlo, come quella sera ad Emmaus.
L’Eucaristia celebrata e vissuta nella Comunità e con la Comunità è la condivisione della gioia della Pasqua di Gesù e la testimonianza della sua risurrezione. “Annunciamo la tua morte Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta” è quanto affermiamo nella celebrazione eucaristica (MR).
Da qui la Chiesa parte per annunziare al mondo la salvezza: “I discepoli partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme… per annunziare ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane”. (cfr. Lc 24, 33-35)
Dopo l’incontro con Gesù Risorto non possiamo non tornare alla nostra Gerusalemme, alla nostra città dove si vive ogni giorno tra la fatica e la lotta, l’ingiustizia e la menzogna, l’odio e la morte, per annunziare a tutti la vittoria di Cristo sulla morte ed il peccato: l’Amore che vince la morte, la Luce che vince le tenebre, e questa è Pasqua.
Chiediamo per noi, per la Chiesa tutta, per il mondo intero, la conoscenza del Mistero e la gioia e la forza di annunciarlo con la novità della nostra vita.